
Oggi più di ieri assistiamo all’impotenza della politica, quella fatta dagli uomini, in senso lato, per gli uomini, sostituita dalla politica del potere, gestita da un’oligarchia sapientemente camuffata di «democrazia». Gli esempi a sinistra si sprecano. A parole si fanno le primarie per scegliere il candidato migliore. Tutto fila liscio quando al candidato si contrappone il nulla, come tra Prodi e Bertinotti, evitando accuratamente la contrapposizione con i D’Alema, Veltroni, Rutelli…
Tutto fila liscio anche quando veniva eletto Naccarato segretario regionale contro nessuno. Le primarie non vanno bene quando non è aria per il candidato imposto, perché si possono avere delle «brutte» sorprese per chi gestisce il gruppo di potere, proprio come è successo con il «rifondaiolo» comunista Vendola in Puglia. Allora si blocca tutto, come è successo a Padova per la Provincia e come è successo a livello nazionale dopo il «disastro» Veltroni a cui si è sostituito il «vicedisastro» Franceschini, come ha dichiarato Matteo Renzi, l’unico volto nuovo scelto, questo sì, con le primarie a Firenze, ma che dà subito delle «legnate» al nuovo segretario del Partito democratico. Nel centrodestra almeno siamo più coerenti: le primarie non le facciamo e basta! E’ evidente che per chi gestisce il potere dentro un partito, in una coalizione, in una amministrazione o governo, vale l’antico ritornello della canzone di Donatello «Io mi fermo qui». Recentemente il comunista presidente del Venezuela Chavez, in carica da 10 anni, ha fatto modificare gli articoli della Costituzione che limitavano la rielezione alla presidenza e ad altre cariche politiche, per cui potrà candidarsi alla presidenza quante volte vorrà : ovviamente per il bene del Venezuela, ci mancherebbe altro! Mussolini era uso declinare molti slogan, del tipo: «meglio un giorno da leone che cento da pecora». Forse l’unico slogan che non doveva sfuggirgli, a lui come a tanti come lui, oggi con la maschera di democratici, era che «i cimiteri sono pieni di gente indispensabile». Ciò che unisce in modo trasversale i gruppi di potere di qualunque colore è l’interesse del proprio interesse, scambiato per l’interesse generale!
Per fortuna noi del centrodestra almeno, in virtù della Responsabilità di chi nomina un candidato, rispondiamo in prima persona delle scelte giuste o sbagliate. E in questo ultimo caso abbiamo il coraggio di dimetterci, di assumerci le nostre responsabilità . Perché allora non ci sono dimissioni o ricambi della nostra classe dirigente? E’ ovvio: quando, dove e soprattutto chi avrebbe mai sbagliato? Sempre rimanendo in «casa nostra», si fa un gran parlare del candidato sindaco di Padova. L’abbiamo ed è vincente, democraticamente nominato! Con un programma di grande respiro che riserverà delle sorprese! E per il momento non posso svelare altro! Nella Prima Repubblica con i partiti eravamo sull’orlo del bà ratro, in questa Seconda Repubblica abbiamo fatto un grande passo avanti… Vale ancora ciò che diceva Andreotti: «Il potere logora chi non ce l’ha». E lui è uno che di potere se ne intende!
(Immagine dal film: Todo Modo, 1976 diretto da Elio Petri e ispirato all’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia del 1974)
Non chiedo certamente di svelare il nome del candidato, ma spiegami per favore cosa vuol dire che è stato “democraticamente nominato”. Nominato da chi? Dalla nomenklatura di FI?
…anche perchè non potrei svelarlo! “Democraticamente nominato” è nel senso di una malcelata ironia!!! (Non me ne voglia il candidato sindaco!)