In occasione del Family Day, dedico al Sindaco di Padova Zanonato e al suo vice Sinigaglia, che ha dichiarato che l’Amicizia non è un vincolo affettivo “forte”, questi iniziali versi di un sonetto delle Rime di Dante a Guido Cavalcanti, il poeta fiorentino nato verso il 1259 e morto nel 1300, grande amico di Dante; Lapo Gianni, poeta, da identificarsi forse col notaio Ser Lapo figlio di Giovanni Ricevuti.
Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vascel, ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler nostro e mio;
sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ‘l disio
A Padova il vincolo affettivo se è omosessuale ha legittimità di certificazione. Il vincolo affettivo dichiarato da persone non omosessuali non ha legittimità di essere certificato, non vale, è altra cosa, è di serie B. Questo il “vangelo” secondo Zanonato.
Così suscita scandalo che tre persone normalissime legate da un profondo vincolo di Amicizia chiedono di utilizzare una norma del Comune. A Padova siamo arrivati al paradosso che diventa provocazione il rispetto delle regole stabilite dalla stessa Amministrazione Comunale. Il Sindaco si appropria indebitamente del “vincolo affettivo” e lo trasforma arbitrariamente in “simil-matrimonio”, contravvenendo all’applicazione di una norma che risale addirittura al 1954 per dire che si è progressisti – solo per strumentalità politica funzionale ai DICO.
[quote post="32"][quote post="32"](Messaggio in bottiglia di Italo Alemanno) Ad fontes! Qui di seguito “Il vincolo affettivo” dell’illustrissimo Zanonato sulle orme di Poliziano; un refusus della cancelleria comunale, arrivatomi per vie traverse e buie:
“Io non l’ho perchè non l’ho,
Quel che ormai aver vorràa;
S’io l’avessi, l’averàa,
Ma l’avrò quando l’avrò.
Lungo tempo son vivuto
Aspettando d’aver bene
Da chi sempre m’ha tenuto
In speranza, e ancor mi tiene;
Ma tal bene mai non viene,
Ed incerte ognor promesse
Vo pigliando ad interesse
Da chi dice: io tel darò.
Mille volte dico meco:
Tu l’arai, non ti curare;
Poi rispondo, e dico: cieco!
Tempo perdi in domandare:
E così con tal variare
In pensier mi struggo, e rodo,
E per me mai non v’è modo
D’aver quel che aver si può.
Orsù dunque alla buon’ora
Io l’arò, ma non so il dì, Che d’aver non veggo ancora
Se non cianci insino a qui;
Ma se effetto avesse il Sì
Che ogni giorno ho in pagamento
Darei fine al vecchio intento
Che sospeso è tra Sì e No.
Io pur penso e non riesce
L’importuno mio pensiero;
Il desir tanto più cresce,
Quanto men d’averlo spero:
Talche son dal dolor fiero
Aspettando vinto e stanco;
E di fede pur non manco
Finchè vivo io sarò.”[/quote][/quote]